Relatore: Michele Cometa
Diversamente da quanto comunemente si pensa, tecnica e narrativa sono connesse e hanno avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione dell’uomo. Oggi si parla di “biopoetica”. Secondo Aristotele (Poetica § 4) le cause della poesia sono naturali poiché è connaturata agli uomini, fin da bambini, l’imitazione, attraverso la quale essi si procurano i primi insegnamenti. Essi nascono provvisti di molti meno mezzi rispetto agli animali e devono compensare tale mancanza con molte protesi, fra cui appunto la letteratura, la narrazione e la scrittura. Ciò è stato sottolineato dalla antropologia filosofica da Herder fino a Arnold Gehlen, secondo il quale l’uomo ha bisogno di “Entlastung”, cioè di esonero dal peso della realtà, e a questo scopo ricorre alla narrativa e all’arte. Max Frisch, in Homo faber afferma di non aver bisogno della mistica per far valere l’inverosimile, gli basta la matematica. Eppure mistica e matematica sono molto più vicine di quanto si possa pensare.
Relatore: Roberto Malighetti
Nel rapporto fra natura e cultura si possono distinguere, con qualche inevitabile semplificazione, quattro modelli:
Relatore: Graziano de Giorgio
Freud si è preoccupato dell’etica. Essa mirerebbe a imbrigliare le pulsioni verso finalità razionalmente scelte. Tale obiettivo riflette di per sé ottimismo, fiducia nella ragione. Tuttavia alcuni aspetti della concezione freudiana finiscono per gettare ombra e alimentare il pessimismo. Infatti le pulsioni sono cieche, egoistiche, quindi il compito che si prospetta va contro di loro ed è appunto pagato con le nevrosi. Il pessimismo si accentuò in Freud durante l’esperienza della prima guerra mondiale. Si vedano i suoi saggi: “Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte” (1915) e “Perché la guerra?” (1932). Inoltre riferire il compito etico al superamento delle pulsioni suggeriva un orizzonte prevalentemente intrapsichico. Nella psicanalisi e nella psicologia successiva si spostò il centro verso l’aspetto relazionale. Wilfred Bion descrisse la mente come un fatto relazionale e sociale.
Relatore: Paola Scalari
Come si forma il desiderio? Il neonato pretende la soddisfazione immediata della sua pulsione e, quando ciò non avviene, subisce una frustrazione. Questa però può essere positiva, poiché nello spazio fra la pulsione e la sua soddisfazione si crea il desiderio dell’altro, della mamma. Qui si radica il senso del limite e quindi anche il fondamento della relazione. Diverso sarebbe il caso della mortificazione, ossia della negazione del desiderio, che porterebbe al principio di morte e alla distruttività.