ETHOS - DESIDERIO - LEGGE
Una tendenza della società attuale sia in Italia, sia nei paesi tecnologicamente avanzati è quella di scambiare per diritti i propri desideri con la conseguenza di una dilatazione dell’idea del diritto. La tradizione ha legato il tema dei diritti prima alla natura umana con una netta differenziazione rispetto ai desideri, poi alle acquisizioni storiche che hanno assunto carattere assiologico legittimando, almeno in parte, desideri diffusi.
La crescente consapevolezza del fatto che tutte le persone siano soggetti attivi nella società ha indotto a parlare non solo del diritto a vivere, ad essere sani, a scegliere i proprio orientamenti di vita, ma anche ad associarsi, ad esprimersi e a contribuire all’organizzazione della vita sociale. Il nesso tra diritti e libertà, diventato particolarmente stretto, si è collegato alla variazione del concetto di persona, intesa sempre più come individuo. Così è cambiata la concezione della legge, chiamata a rispondere alle aspirazioni dei cittadini. Le stesse costituzioni sono spinte verso modifiche che tengano conto dell’ethos in rapido mutamento. Da un lato il desiderio rappresenta fin dalle origini uno stimolo alla formulazione e al riconoscimento dei diritti, dall’altro c’è il rischio di uno scollamento tra diritti ed etica e che si faccia coincidere il valore fondante della persona con l’opinione della maggioranza, spesso manipolata dai media.
La problematica è affrontata a partire dall’antropologia culturale (Roberto Malighetti), dalla psicanalisi (Graziano De Giorgio), dalla psicoterapia degli adolescenti (Paola Scalari), dalla letteratura (Gabrio Forti su Franz Kafka), dalla filosofia antica (Salvatore Natoli), dalla giurisprudenza (Gregorio Gitti, Gabriele Della Morte, Luigi Ferrajoli).