Adolescenti e soggetti del desiderio
Relatore Paola Scalari
Come si forma il desiderio? Il neonato pretende la soddisfazione immediata della sua pulsione e, quando ciò non avviene, subisce una frustrazione. Questa però può essere positiva, poiché nello spazio fra la pulsione e la sua soddisfazione si crea il desiderio dell’altro, della mamma. Qui si radica il senso del limite e quindi anche il fondamento della relazione. Diverso sarebbe il caso della mortificazione, ossia della negazione del desiderio, che porterebbe al principio di morte e alla distruttività.
Appare ovvio che il desiderio coinvolga soprattutto gli adolescenti. Già Aristotele aveva messo in rilievo nei giovani la forza dei desideri che li portavano ad essere incostanti ed eccessivi in tutto. Un loro desiderio primario è quello di stare con i propri pari e acquisire fra di essi visibilità. Si tratta di un desiderio che li fa crescere. Sintomo della loro salute psichica è la loro appartenenza a più gruppi di coetanei. Viceversa un adolescente che si chiude in casa e si affida solo alla comunicazione virtuale della rete esprime un desiderio patologico all’isolamento, poiché la vera comunicazione esige il corpo. Patologico è un desiderio che conferma una fissazione. Chi afferma di non essere interessato agli altri, in verità ha paura di essere negato, perciò evita il confronto. Su questo atteggiamento ha influenza la società e soprattutto la famiglia. Genitori che assegnano al figlio un ruolo dal quale non discostarsi possono bloccarlo nella sua evoluzione. Anche gli adulti devono continuare ad avere i loro progetti, devono essere, secondo l’espressione di Pagliarani, “adultescenti”. D’altro canto non si devono sostituire ai figli adolescenti. È essenziale la barriera generazionale che permetta agli adolescenti di avere i loro propri desideri e progetti, di poter essere in un certo senso anche trasgressivi per maturare la propria responsabilità. Nell’adolescenza si deve portare a compimento la relazione edipica sganciandosi dal rapporto triadico e uscendo da casa. Se ciò non avviene per un blocco imposto dai genitori, gli adolescenti possono giungere a un “non desiderio” di vivere, al gioco con la morte. Lasciare spazio di autonomia ai giovani oggi è difficile perché la nostra società è una società del possesso che prescrive gli stessi desideri. Inoltre essa spesso descrive a tinte fosche il futuro rendendo più difficile ai giovani la fiducia nel proprio avvenire. Gli adulti devono riconoscere loro il necessario protagonismo, anche se non li capiscono. La pretesa di tenere tutto sotto controllo vanificherebbe l’essenza del desiderio e dell’adolescenza stessa.
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