Filippo Pizzolato: I «corpi intermedi» nella società liquida

Relatore Filippo Pizzolato

La nostra Costituzione nel disegno originario del 1948, soprattutto nell’art. 118, sottolinea il ruolo importante della sussidiarietà come espressione dell’alleanza fra società e istituzioni. Queste infatti sono chiamate a riconoscere la loro non autosufficienza e a favorire «l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà».

Ad esso si collega il principio lavoristico. La democrazia infatti si basa sull’attività quotidiana e chiama in causa la responsabilità feriale. Essa non può limitarsi alla delega, ma richiede il continuo contributo di ciascuno alla cura del bene comune. Per rendere più agevole tale compito il tessuto sociale è stato strutturato attorno a solide architetture di corpi sociali che, pur nella loro autonomia, dovrebbero avere nei partiti un terminale politico di riferimento. Quel modello di democrazia partecipativa è però entrato in crisi aprendo la strada a una idea di democrazia di investitura e di delega. Alla crisi dei partiti e dei sindacati si è risposto attraverso la cosiddetta democrazia telematica, attraverso l’infatuazione per un leader o attraverso il populismo. Queste vie sono sbagliate e contrarie allo spirito della costituzione. Intanto si diffonde la lamentela per lo sfilacciamento della società. La metafora della società liquida comunica l'idea di relazioni fluide o magmatiche. È proprio vero che è venuta meno la partecipazione oppure essa ha solo mutato le sue forme? Il volontariato è una realtà che si è imposta sempre più e solo recentemente il terzo settore ha avuto il suo riconoscimento. Oggi si parla più di beni comuni che di bene comune. Esiste una pluralità di apporti che costituisce una trama, una cucitura con filo tenue. Possiamo parlare di sussidiarietà dolce. Non dobbiamo dunque aspettare grandi trasformazioni dal potere, bensì un lento cambiamento dal basso. È estremamente attuale la lezione di Simone Weil che era pessimista verso il potere, ma ottimista verso ciò che è piccolo. Occorre ridimensionare le grandi attese di un leader salvifico e sviluppare la democrazia come forma di vita quotidiana.

Bibliografia

  • Roberto Biorcio, Il populismo nella politica italiana, Milano, Mimesis 2015.
  • Giovanni Moro, Cittadinanza attiva e qualità della democrazia, Roma, Carocci 2013.
  • F. Pizzolato e P. Costa (a cura di), Il lato oscuro della sussidiarietà, Roma, Giuffré 2013.

Mercoledì, 10 Aprile 2019 | Francesco Tomasoni