Accademia Cattolica: Conferenza su trasformazione e crisi delle relazioni
Non solo «crisi». Anche inedite capacità di adattamento a sfide inedite, contesti nuovi, composizioni mutevoli. La famiglia come nucleo sociale capace di aderire a condizioni mai provate prima.
Se ne parlerà domani, mercoledì, 9 gennaio, alle ore 17,45 nell’Aula Magna dell’Università Cattolica, in via Trieste 17, in città. Lo psicoterapeuta e professore di Psicologia clinica, Prof. Giancarlo Tamanza, terrà infatti una Conferenza dal titolo: “Trasformazione e crisi delle relazioni familiari”.
L’argomento si inquadra nel programma che quest’anno l’Accademia Cattolica sta affrontando e che ha per tema: “Individualismo e desiderio di legami”.
Già il filosofo Adriano Fabris aveva posto ad esergo della sua conferenza, nel mese di novembre, il motto del filosofo ebreo, Martin Buber: “In principio c’è la relazione”. Non è proprio in famiglia che si attuano le relazioni originarie, che plasmano la nostra identità consegnandoci un patrimonio di affetti e tradizioni, un’eredità interiore che rimane nel profondo? Oggi però la famiglia sta attraversando una crisi profonda. Il sociologo ed economista, Mauro Magatti, nella conferenza successiva ha evidenziato l’indebolirsi delle relazioni nella società post-industriale con riflessi sulle istituzioni più fondamentali. Ha accennato all’aumento sproporzionato dei single nelle nostre città. In effetti, secondo i dati del Comune a Milano, nel 2016 il 45,2% delle famiglie è risultato composto da una sola persona.
Sulla trasformazione della famiglia parlerà Giancarlo Tamanza che in numerose pubblicazioni ha approfondito vari aspetti della vita di coppia, come lo stabilirsi o il venir meno dei legami, il rapporto con gli adolescenti e con gli anziani, i possibili interventi clinici. Non tutte le crisi sono negative. Ci sono anche quelle che provocano cambiamenti adattivi e creativi. Del resto la famiglia stessa è come una cellula chiamata a reagire e a formarsi in relazione a eventi interni ed esterni. Nascite, malattie, traumi, morti improvvise, ma anche esperienze lavorative, condizioni economiche, rapporti sociali la inducono a rinnovarsi col pericolo, sempre incombente, di soccombere. La crisi, di cui si parla oggi, riguarda solamente i cambiamenti fisiologici, inevitabili in ogni tempo, o va ben oltre e mette in questione il senso stesso della relazione familiare? Avviando le sue analisi sul narcisismo Freud nel 1914 contrappose le pulsioni del sé a quelle sessuali e spiegò come le prime potessero prendere il sopravvento. L’io poteva rifiutarsi di essere “un’appendice” dell’eterno processo generativo, poteva ritirarsi dalle relazioni con gli altri e ripiegarsi solo su di sé. Nel nostro tempo in cui il divario fra i propri desideri e la realtà si è allargato e si sono moltiplicati i surrogati alla relazione personale questa tendenza non si è accentuata? Chi attraverso la psicoterapia e la ricerca scientifica si occupa di queste dinamiche potrà fornire preziose indicazioni.