Desiderio, legge, riconoscimento in Franz Kafka.
La combinazione dei tre termini proposti come titolo dell’incontro – “desiderio”, “legge”, “riconoscimento” – offre un piano “sistemico” di lettura dell’opera kafkiana e forse una chiave per accedere ad almeno uno dei suoi innumerevoli penetrali. In essa troviamo la grande parabola della impossibilità moderna (e tardo-moderna) del desiderio, dell’incapacità di possedere, prima ancora dell’al-di-là, quell’ “al-di-qua” che è l’esperienza: ci si sente esclusi dall’immanente, vissuto dunque come trascendente o addirittura come “il” Trascendente. Nella descrizione del calvario processuale di Joseph K., non meno che dell’agrimensore de Il Castello, si esprime il disincanto e l’ironia di una intelligenza consapevole dell’inanità dei percorsi con i quali ci si illude di riscattare la propria condizione di escluso dal riconoscimento, di esiliato dalla casa del padre (e del Padre?). Come il campagnolo che viene tenuto fuori dalla porta della Legge, K. (e Kafka) «sapendo di non aver nessun “diritto” nei riguardi della realtà, è convinto di aver sempre “torto”» (Mittner). La punizione precede la colpa perché la realtà diviene oggetto di rivendicazione e il desiderio assume le vesti di una pretesa legalistica, alimentando un bulimico bisogno di diritto, che porta in sé la propria condanna e sospinge sempre più lontano dalla Legge (e dalla Giustizia).
Relatore: Gabrio Forti
Caratteristiche dell'evento
Inizio evento | Mercoledì 14 Dicembre 2016 | 18:00 |
Luogo | Sede Accademia Cattolica |