Giulio Albanese - Migrazioni e nuove forme di colonialismo

Relatore Giulio Albanese, padre missionario e giornalista della Congregazione dei Missionari Comboniani

Le migrazioni sono connesse a nuove forme di colonialismo e le cause sono legate ai conflitti, allo sfruttamento economico e alla logica perversa dell’indebitamento, secondo cui il debito genera altro debito. Hai mai pensato che la cartina geografica, che abitualmente ci mostrano a scuola, non rilevi le dimensioni reali dei Continenti? Lo sapevi che negli ultimi 10 anni in Italia è sbarcato circa 1 milione di persone e che 700 mila hanno lasciato il nostro Paese per dirigersi verso altre mete? Giulio Albanese, padre missionario e giornalista della Congregazione dei Missionari Comboniani, parla di queste e di altre tematiche attuali.

Le periferie del mondo non sono solo geografiche ma anche esistenziali. Il tema della mobilità umana è molto complesso, non complicato, ma complesso. Le cose «complicate» prima o poi si risolvono, perché hanno un filo conduttore che porta a una soluzione, mentre quelle «complesse» non si risolvono, perché sono un «intreccio di fili». È necessario procedere a tentativi che non riusciranno a essere efficaci in breve tempo. Si tratta soprattutto di raccogliere dati e forse un giorno sarà possibile intravedere una situazione, figlia della complessità delle strade esperite. Nessuno è profugo per caso. Le ragioni che portano all’abbandono del proprio Paese sono molteplici. Le migrazioni sono originate da una serie di fattori come: persecuzioni politiche o religiose, carestie, esclusione sociale, violazioni dei diritti umani. Il comune denominatore resta, tuttavia, la precarietà, l’insicurezza esistenziale, prima ancora che economica, di alcune aree del mondo, in particolare di quello che chiamiamo Vicino Oriente e dell’Africa Subsahariana. A discapito dell’allarmismo, negli ultimi dieci anni in Italia è sbarcato circa 1 milione di persone e 700 mila hanno lasciato il nostro Paese per dirigersi verso altre mete. In Europa nel 2023 sono arrivati migranti per un valore pari allo 0,07 per cento della popolazione residente, che è composta da 447 milioni di individui. Anche la geografia è tutto fuorché oggettiva. I parametri geografici che apprendiamo durante la nostra formazione primaria, si basano sulle cartine di Mercatore che, realizzate per la navigazione, non tengono conto delle reali dimensioni dei Continenti, ma solamente della loro forma. L’Africa, per esempio, appare molto piccola rispetto a quello che è in realtà. A questo proposito, risulta utile osservare le cartine di Peters, che permettono di comprendere la scala di proporzione tra i vari Stati, offrendo un’idea molto più realistica della superficie territoriale, pur sfaldando la forma dei Continenti. L’Europa allora ci appare piccolissima, quasi insignificante, un frammento nell’Oceano che la circonda.

Da tenere presente che il fenomeno della mobilità è sempre stato interconnesso con vecchie e nuove forme di colonialismo. Frédéric Bastiat, filosofo ed economista francese, vissuto nella prima metà dell’Ottocento, critico contro il modello coloniale del suo Paese, sosteneva che «dove non passano le merci, passano gli eserciti». Per diretta conseguenza, quando ci sono gli eserciti, non possono più circolare merci, l’economia crolla e subentra la corruzione. Una corruzione intrisa di profonda ipocrisia, una corruzione che non è solo dei corrotti ma anche dei corruttori, di tutti coloro che si arricchiscono a spese degli altri, impoverendo gradualmente territori e risorse. Le nuove forme di colonialismo si intrecciano con tre fattori principali: i conflitti, lo sfruttamento economico e l’indebitamento, secondo la logica perversa che il debito genera altro debito. Eppure, certe soluzioni sarebbero anche relativamente semplici, o comunque migliorative del quadro generale, come, per esempio, assicurare ai Paesi più impoveriti lo 0,7 per cento del Reddito nazionale lordo promesso dai Paesi Ocse, oltre a portare avanti seri accordi di partenariato e cooperazione e a contrastare la de-regulation del debito, ovvero non far pagare il debito attuale alle prossime generazioni africane. Fondamentale anche la concessione della cittadinanza alle nuove generazioni di immigrati inserite nel tessuto sociale europeo e la lotta contro i trafficanti di esseri umani.

Bibliografia primaria:

  • Albanese, G, Vittime e Carnefici nel nome di Dio, Einaudi, Torino 2016
  • Albanese G., Poveri noi - Con Francesco dalla parte dei poveri, Ed. Messaggero, Padova 2017
  • Albanese G., Libera Nos Domine, Ed. Messaggero, Padova 2020

Bibliografia secondaria:

  • Albanese G, Hic sunt leones. Africa in nero e in bianco, Ed. Paoline, Roma 2006
  • Albanese G, Soldatini di Piombo. La questione dei bambini soldato, Feltrinelli, Milano 2005
  • Albanese G, Il mondo capovolto. I missionari e l'altra informazione,Einaudi, Torino 2003
  • Albanese G, Ibrahim, amico mio, Missionaria Italiana, Bologna 1997
  • Albanese G, Cliccate e Troverete (con Pillon S.), Infinito, Roma 2011
  • Albanese G, L’Era della Consapevolezza, (con Beccegato P., Caiffa P., Lombardi A.), Ed. Messaggero, Padova 2010
  • Albanese G, Sudan: solo la speranza non muore, Ed. Missionaria Italiana, Bologna 1994
  • Albanese G, Missione Extra LargePer una missione senza confini, Messaggero Padova 2012
  • Albanese G, Creature,Frate Indovino Edizioni 2021
  • Albanese G, L'Africa non fa notizia(con Lambruschi P., Alfieri P.M.), Avvenire/Vita e Pensiero, Milano 2021

Mercoledì, 10 Gennaio 2024 | Aurora Ghiroldi