Paolo VI riscoperto

Paolo VI riscoperto

In un clima di Paolo VI renaissance diventa difficile trovare qualche aspetto nuovo che possa interessare i lettori di un quotidiano: tutto sembra ormai già scritto. Una riflessione però sembra si possa proporre: perché è stata necessaria la beatificazione per riscoprire un Papa che ora tutti dicono essere stato un innovatore nell’esercizio del ministero petrino? La domanda potrà apparire impertinente, ma è ineludibile, soprattutto se è rivolta ai bresciani.

In verità Brescia è stata capace di dare origine e sostenere un Istituto di ricerca di fama internazionale sulla figura di Papa Montini, a Concesio poi da anni si organizza una settimana a lui dedicata. Sembra però che nel grande pubblico il Papa bresciano non abbia raccolto grandi simpatie: se si facesse un confronto con il successore, Giovanni Paolo II, Paolo VI ne uscirebbe sicuramente perdente quanto a notorietà.

Una ragione del parziale oblio potrebbe essere il suo stile schivo, perfino dimesso benché usasse ancora il “Noi” quando pronunciava i suoi discorsi. Altra ragione potrebbe essere la situazione meno invasiva dei media negli anni ’60-70 rispetto agli anni ’80-2000. Ma queste, pur valide, sono ragioni esterne. Probabilmente giocarono a suo sfavore alcune scelte ‘impopolari’ compiute in solitudine che gli procurarono notevole sofferenza. Tra queste va annoverata sicuramente l’enciclica Humanae vitae, che nella presentazione fatta dagli opinion leader apparve oscurantista, fuori dal tempo, incapace di cogliere le necessità delle persone: l’unico obiettivo dell’Enciclica era visto semplicemente nella dichiarazione di immoralità dell’uso dei contraccettivi che la ricerca farmaceutica era riuscita a offrire per la regolazione della natalità. Non si può certamente pretendere che l’opinione pubblica abbia la capacità di cogliere le sottigliezze e la finezza dei ragionamenti: le semplificazioni stanno di casa nei media che vogliano interessare il grande pubblico.

Resta comunque il fatto che di un insegnamento di alto profilo morale è rimasto solo il “no” ai contraccettivi. Si fa presto a perdere la faccia quando si invita a un impegno serio, a un amore capace di autocontrollo, a una dedizione radicale, al rispetto della natura. E una volta che si sia persa la faccia è difficile fare breccia nella mente e nel cuore delle persone. Le masse hanno bisogno di personaggi, non di chi educa a pensare con accuratezza; di slogan, non di sottili argomentazioni; di gesti eclatanti, non di sommesse proposte. Impopolare Paolo VI. Forse anche per la sua origine da famiglia importante a Brescia, per le scelte politiche del padre e del fratello non da tutti condivise, per il suo portamento nobile che a molti appariva distaccato.

La finezza del tratto non sempre è apprezzata; lo stile letterario aulico non attira il lettore medio; gli occhi penetranti incutono timore. Ora l’oblio sembra svanito. Paolo VI fa la sua comparsa sulla scena. Di lui si scoprono le virtù, i gesti profetici, l’equilibrio nell’attuare il concilio Vaticano II. C’è solo da sperare che passata la festa della beatificazione non lo si dimentichi nuovamente, perdendo così un esemplare cristiano moderno.