Sviluppo tecnologico e futuro dell’umano: originalità del suo desiderio

Sviluppo tecnologico e futuro dell’umano: originalità del suo desiderio

La tecnica ha inscritta in sé la tensione verso il futuro. Essa, pur essendo ritenuta via mediante la quale gli esseri umani cercano di dominare il mondo in cui sono posti, può diventare distruttiva del medesimo mondo. Ciò accade quando coloro che la sviluppano si soffermano a considerarne la potenza, quasi pura espressione della volontà di potenza di chi la produce e se ne serve. La tecnica non va sicuramente demonizzata: grazie a essa la vita umana di molte popolazioni è migliorata e si è prolungata. Questa constatazione ha creato notevole fiducia nella capacità della tecnica di difendere gli esseri umani dai limiti, compreso il limite estremo della morte. Sintomatiche al riguardo alcune pratiche finalizzate a prolungare la vita umana fino a cinquemila anni (cfr. C. Lafontaine, La société postmortelle). Fondandosi su questo orientamento si arriva a parlare di “società postmortale”. Esso denota il bisogno/desiderio umano di sconfiggere la morte, che costituisce la dichiarazione più evidente del “limite” della tecnica. Eppure, anche mettendo in conto detto limite, non viene meno il desiderio degli esseri umani di sconfiggere la morte.

Per una città interculturale e interreligiosa - presentazione di don Giacomo Canobbio

Per una città interculturale e interreligiosa - presentazione di don Giacomo Canobbio

Da quando nel 1996, riprendendo un saggio di alcuni anni precedente, Samuel Huntington ha pubblicato l’opera Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale. Il futuro geopolitico del pianeta, un fantasma si aggira nella mente di molti: quello di un conflitto permanente; si dovrebbe cioè mettere in conto che il sogno di un’umanità riconciliata è destinato a svanire appena si guardi con occhio attento quanto sta avvenendo; infatti il futuro che ci sta davanti sarà di scontro, come peraltro si constata nelle guerre e nei soprusi che in ogni parte del mondo si scatenano in nome delle religioni e delle culture che pretendono di difendere la propria identità contrapponendosi ad altre.

 Le nuove frontiere e i limiti della cura

Le nuove frontiere e i limiti della cura

Scrive Iona Heath, medico di famiglia, in Modi di morire [1]

Come Medico di famiglia sono cosciente di deludere molti dei miei pazienti, soprattutto chi sta morendo. Perché solo pochissimi tra i nostri pazienti muoiono di una morte che si potrebbe riconoscere e descrivere come una buona morte ? ..Parlando con amici e Colleghi, scopro che sono in molti a poter raccontare il loro coinvolgimento in una morte davvero speciale, in cui il morente era riuscito a controllare e orchestrare il processo e a morire con una dignità e una serenità che avevano dato a chi stava accanto, incluso il medico, la sensazione che prendervi parte fosse un privilegio e una misteriosa forma di arricchimento. Ciò che colpisce, tuttavia, è quanto siano rare queste morti.